I demoni. Storie di letteratura e geopolitica by Fernando Gentilini

I demoni. Storie di letteratura e geopolitica by Fernando Gentilini

autore:Fernando Gentilini [Gentilini, Fernando]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-08-05T14:31:34+00:00


Caterina e Montesquieu

Caterina e Montesquieu non si sono mai incontrati, eppure erano legati a doppio filo. Lui era morto nel 1755, quando Caterina non era ancora nessuno. Ma come abbiamo già visto, proprio in quell’anno, l’imperatrice aveva scoperto i suoi scritti e ne era rimasta folgorata. Montesquieu, più di Voltaire e Diderot, lasciò un marchio indelebile su Caterina, nel bene e nel male. All’inizio, quand’era ancora una giovane principessa, furono le sue idee a conquistarla: la supremazia della legge, l’amore per il bene comune e il desiderio di vedere gli uomini felici… Più avanti, quando cominciò a governare, quelle idee che così tanto l’avevano colpita si trasformarono poco alla volta in una vera e propria ossessione: Montesquieu era il nemico giurato dei tiranni, il filosofo che con le Lettere persiane del 1721 e con Lo spirito delle leggi del 1748 aveva dichiarato una guerra senza quartiere ai despoti e al despotismo. E Caterina aveva paura di essere scoperta. Cioè aveva paura che, sotto la maschera riformatrice che aveva saputo cucirsi addosso, qualcuno potesse intravedere la sua vera natura.

Per Montesquieu si è in presenza di un governo dispotico quando «uno solo, senza legge e senza regola, tutto trascina attraverso la sua volontà e i suoi capricci». Caterina conosceva bene questa definizione e fece di tutto per evitare che qualcuno potesse appioppargliela. Aveva paura che il modo in cui aveva conquistato il potere – il colpo di Stato e la misteriosa morte del marito, forse per colpa sua – potessero segnarla per sempre. E soprattutto temeva di finire sotto scacco per l’arretratezza sociale, economica e culturale in cui anche sotto il suo regno continuò a ritrovarsi il Paese. Ma in lei covava anche un’ulteriore preoccupazione, persino maggiore. Perché lei Montesquieu lo aveva letto per davvero, e quindi sapeva che il dispotismo di cui parlava il filosofo andava ricondotto alla parte orientale del mondo, cioè all’Impero ottomano, alla Persia e all’Impero moghul. Ed era di conseguenza terrorizzata dalla prospettiva che la sua amata Russia, che con tanta fatica stava cercando di agganciare l’Occidente, potesse di colpo tornare a scivolare verso l’Asia…

Era un dispotismo orientale fino a un certo punto, quello combattuto da Montesquieu, perché sappiamo benissimo che lui in molti frangenti scriveva Turchia o Persia, ma intendeva Francia. Nel senso che poi era l’assolutismo di Versailles che il filosofo voleva criticare più d’ogni altra cosa. L’ombra di Montesquieu continuava dunque a perseguitare Caterina e a provocarle un doppio timore: quello di essere definita una despota e una tiranna, che già di per sé sarebbe stata una condanna, e quello ancora maggiore di veder compromesso tutto il lavoro svolto da Pietro il Grande per convincere i suoi omologhi continentali che la Russia apparteneva per nascita al concerto europeo. Se i filosofi della Repubblica delle Lettere avessero etichettato Caterina come una despota, la Russia sarebbe automaticamente tornata indietro nel tempo, quando tra la Mosca di Ivan il Terribile e l’Occidente umanista e rinascimentale si era venuta a creare una distanza incolmabile. E Caterina non se lo poteva proprio permettere.



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